Wednesday, October 29, 2008

Giorgio Torchia, l'inviato testimone del nostro tempo






il ricordo di gino agnese
Giorgio Torchia, l'inviato testimone del nostro tempo


Fin da giovane fu innamorato della professione firmando in prima pagina per quarant'anni e passa. Avevo da poco smesso i pantaloni corti quando lo conobbi a Napoli. Magrissimo, con i suoi spessi occhiali, un ciuffo nero, il suo naso importante. Aveva letto Salgari, ma anche Conrad e altri autori che saziavano la sete di viaggi, di lingue e di paesaggi esotici. Andò ad abitare in una camera ammobiliata ai Quartieri Spagnoli. Lì mi mostrò il suo tesoro: una grande valigia piena di cartelle con ritagli di giornali e di riviste italiane, francesi, inglesi, americane. Meno che ventenne, custodiva carte e sogni per una professione che avrebbe cominciato chissà dove, chissà quando, ammesso che la Fortuna si fosse messa un giorno dalla sua parte, quella d'un giovane senza neanche il più piccolo aggancio nel potere che aveva militato nella destra calabrese. Nel '56 entrò a La Sera seminando stupore per le sue conoscenze. Poi se ne andò a Roma, al Secolo d'Italia dov'era redattore-capo Barbiellini Amidei. Traslocò a Palazzo Sciarra, a Il Giornale d'Italia. All'inizio degli anni Sessanta cominciò la sua avventura a Il Tempo e qui giunsero da ogni dove per tanti anni centinaia di pezzi indimenticabili. Libro su libro, carta su carta, ritaglio su ritaglio, aveva messo insieme una biblioteca e un archivio che avrebbe dato dei punti anche al Ministero degli Esteri. Giorgio se n'è andato lasciando orfana una famiglia che nella lunga malattia l'ha circondato del grande affetto che meritava. Un testimone della storia, un uomo che lascia nel rimpianto molti, moltissimi amici.

E' morto Giorgio Torchia


Giorgio Torchia
Aveva 72 anni, calabrese di nascita ma ormai da tempo cittadino romano, era malato da alcuni mesi.
E’ stato celebrato stamani il funerale di Giorgio Torchia, uno dei più noti giornalisti italiani, morto a Roma per un tumore al cervello. Aveva 72 anni, calabrese di nascita ma ormai da tempo cittadino romano, era malato da alcuni mesi.Giorgio Torchia, assunto ne “Il Tempo” dallo stesso direttore-fondatore Renato Angiolillo (e al “Tempo” restò sempre legato, fino a un ultimo passaggio a “Il Secolo d’Italia”), è stato per più di 30 anni la firma più autorevole di quel giornale nelle pagine della politica internazionale. Studioso di strategia e di problematiche militari, attento analista di tutti i movimenti insurrezionali del Sud del mondo, ha seguito come corrispondente di guerra tutti i conflitti che, a partire dal Vietnam, hanno insanguinato l’Asia, l’Africa, il Medio Oriente, e l’America Latina, dall’Indocina al Libano, dal Corno al Golfo e alle Malvinas. La qualità dei suoi reportage, e lo scrupoloso lavoro di investigazione che compiva nei territori dove si davano battaglia le due superpotenze della Guerra Fredda, gli guadagnarono l’attenzione e il rispetto dei più importanti osservatori politici del nostro paese, portandolo anche a collaborare con centri di studio delle relazioni internazionali.Dotato di un carattere molto aperto, disponibile sempre al dialogo e al confronto delle idee, fondò e organizzò un gruppo di inviati speciali (la Banda Sas – Salutami A Soreta) nel quale il rapporto di amicizia e la forza della solidarietà si coniugavano con una visione dissacrante e fortemente autoironica del lavoro di reporter di guerra. Si guadagnò, per questo, dai suoi colleghi il grado onorario di “Colonnello”, svolgendo un ruolo di quasi paterna comprensione delle tensioni che la vita difficile nei territori in guerra talvolta scatenava nel gruppo degli inviati. Da alcuni anni era il commentatore di punta di Gente d’Italia, quotidiano delle Americhe diretto da Mimmo Porpiglia.



Interview to Giorgio Torchia on the ONU ultimatum on the Persic Gulf (15/Jan/1991):
http://www.radioradicale.it/scheda/38332/38367-guerra-nel-golfo-persico-allo-scadere-dellultimatum-onu



http://www.radioradicale.it/scheda/38332/38367-guerra-nel-golfo-persico-allo-scadere-dellultimatum-onu

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